La patente, la possibilità di guidare, è un bene troppo prezioso e viene compromesso per troppo poco. Chi per sua fortuna non è incorso in un esame etilometrico a seguito di una innocente serata fatta di pizza e birra, la gente comune, i non addetti ai lavori, ignorano questi aspetti e sono generalmente pronti ad applaudire per ogni nuovo aggravio di pena.
Il problema è probabilmente nella politica: senza distinzione tutti (quasi) gli ultimi governi saliti in carica per procacciarsi demagogicamente consensi, hanno aggravato le pene, oltre ogni limite e ogni coerenza giuridica.
Può davvero bastare un bicchiere di troppo per vedere la propria vita crollare a pezzi. I limiti tollerati sono troppo bassi e le sanzioni previste sono assolutamente smisurate rispetto ad altre fattispecie delittuose. Ma il peggio non è questo. Il peggio sono le lacune normative, l’assoluta assenza di una regolamentazione uniforme, che disciplini in modo compiuto e dettagliato l’iter da dover successivamente seguire per rimettersi al volante. Tra visite mediche, file estenuanti, bollettini da pagare, scuole guida e commissioni sanitarie si è in balia del potere discrezionale e della consueta inefficienza della pubblica amministrazione: questo significa doversi spostare da un capo all’altro della provincia, essere tacciati e trattati come delinquenti, non godere di diritti civili, non poter rivendicare il proprio diritto a soggiacere ad una pena che sia equa e certa affinché possa perseguire le sue finalità rieducative ed afflittive, in coerenza con i principi costituzionali.
Chiediamo che il Parlamento Italiano voglia riformare l’istituto della guida in stato d’ebbrezza prevedendo sanzioni coerenti con analoghe fattispecie di illeciti penali ed amministrativi, semplificando e disciplinando in modo dettagliato il procedimento e il funzionamento delle commissioni mediche locali e dell’accesso ai lavori socialmente utili (che di utile non hanno nulla se non essere rimedio indispensabile per scongiurare il rischio di confisca dell’auto).
Chiediamo a chiunque incorra nella lettura di questo messaggio di sostenerci e per lo meno, se non servirà ad altro, di maturare la piena consapevolezza che il reato di guida in stato d’ebbrezza è imputato in modo indiscriminato e per finalità demagogiche e giustizialiste anche a chi senza essere un irresponsabile o un delinquente non ha assunto alcuna condotta pericolosa, né per sé né per gli altri, avendo assunto minime quantità d’alcol assolutamente non sufficienti a compromettere le proprie capacità di guida.