Rosi800
15-05-2012, 17:45
Buongiorno,
Il 30/4/2012 ho ritirato alle Posta una raccomandata della società incaricata per l’accertamento e la riscossione dei tributi e delle entrate locali, contenente una ingiunzione di pagamento ex R.D.n. 639/1910 emessa per il mancato pagamento di un avviso di accertamento TARSU datato 27/5/2011 e relativo agli anni dal 2006 al 2011. Avviso di accertamento mai ricevuto e del quale non conoscevo l’esistenza!
Il 4/5/2012 mi sono recata nel loro ufficio, sono così entrata in possesso della copia dell’accertamento e della fotocopia della busta della raccomandata con la quale l’avrebbero spedito a suo tempo, sulla quale compare solo la scritta “ AVV.17/6/11”, più la fotocopia della cartolina AR senza nessuna firma né annotazione. In base a questa documentazione hanno considerato la raccomandata consegnata per “compiuta giacenza” e quindi devo pagare oltre a quanto inizialmente richiestomi anche le sanzioni intere , gli interessi legali , le spese di notifica e gli oneri accessori!! Ben 222 € in più!!
Poiché la cosa mi sembrava estremamente vessatoria ed incredula del fatto che la Legge avvallasse un simile beffa e prepotenza ho fatto delle ricerche in internet ed ho appreso che per esserci “compiuta giacenza” le Poste avrebbero dovuto inviarmi una ulteriore raccomandata per informarmi della giacenza in corso . Ho saputo inoltre che detta formalità viene eseguita dalle Poste solo se il mittente richiede il servizio a mezzo raccomandata AG (Atti Giudiziari). Poiché dalle fotocopie della busta e dell’AR risulta che è stata utilizzata una normale raccomandata per la quale le Poste lasciano solo un invito al ritiro presso di loro sul quale non compare neanche il nome del mittente, ho presentato una istanza in autotutela chiedendo l’annullamento solo dei maggiori importi. Autotutela che è stata rigettata con queste motivazioni:
“con la presente mail riscontro la Sua del 10/05/2012 per comunicare che "le formalità stabilite dalla Legge" sono state correttamente osservate in primis da Noi come ufficio nella notifica dell'atto di accertamento e poi dall'Ufficio Postale.
Se non ritiene corretto questo operato può adire le vie legali nei confronti dello stesso Ufficio Postale.
Con la presente siamo a confermare la validità dell'atto da Lei ricevuto.”
Questo sopruso mi fa infuriare ma nello stesso tempo la loro insistenza nel ribadire di aver correttamente osservato le formalità stabilite dalla Legge mi sconcerta: possibile che proprio loro che lo fanno per lavoro non siano al corrente delle esatte procedure da seguire?? Oppure il mio caso non rientra tra quelli previsti per un qualsiasi motivo che io non sono riuscita, nella mia ignoranza in materia, ad individuare?:confused:
Mi potete confermare se sono o meno dalla parte della ragione? E se sì mi potete consigliare come procedere?
Grazie mille.
Il 30/4/2012 ho ritirato alle Posta una raccomandata della società incaricata per l’accertamento e la riscossione dei tributi e delle entrate locali, contenente una ingiunzione di pagamento ex R.D.n. 639/1910 emessa per il mancato pagamento di un avviso di accertamento TARSU datato 27/5/2011 e relativo agli anni dal 2006 al 2011. Avviso di accertamento mai ricevuto e del quale non conoscevo l’esistenza!
Il 4/5/2012 mi sono recata nel loro ufficio, sono così entrata in possesso della copia dell’accertamento e della fotocopia della busta della raccomandata con la quale l’avrebbero spedito a suo tempo, sulla quale compare solo la scritta “ AVV.17/6/11”, più la fotocopia della cartolina AR senza nessuna firma né annotazione. In base a questa documentazione hanno considerato la raccomandata consegnata per “compiuta giacenza” e quindi devo pagare oltre a quanto inizialmente richiestomi anche le sanzioni intere , gli interessi legali , le spese di notifica e gli oneri accessori!! Ben 222 € in più!!
Poiché la cosa mi sembrava estremamente vessatoria ed incredula del fatto che la Legge avvallasse un simile beffa e prepotenza ho fatto delle ricerche in internet ed ho appreso che per esserci “compiuta giacenza” le Poste avrebbero dovuto inviarmi una ulteriore raccomandata per informarmi della giacenza in corso . Ho saputo inoltre che detta formalità viene eseguita dalle Poste solo se il mittente richiede il servizio a mezzo raccomandata AG (Atti Giudiziari). Poiché dalle fotocopie della busta e dell’AR risulta che è stata utilizzata una normale raccomandata per la quale le Poste lasciano solo un invito al ritiro presso di loro sul quale non compare neanche il nome del mittente, ho presentato una istanza in autotutela chiedendo l’annullamento solo dei maggiori importi. Autotutela che è stata rigettata con queste motivazioni:
“con la presente mail riscontro la Sua del 10/05/2012 per comunicare che "le formalità stabilite dalla Legge" sono state correttamente osservate in primis da Noi come ufficio nella notifica dell'atto di accertamento e poi dall'Ufficio Postale.
Se non ritiene corretto questo operato può adire le vie legali nei confronti dello stesso Ufficio Postale.
Con la presente siamo a confermare la validità dell'atto da Lei ricevuto.”
Questo sopruso mi fa infuriare ma nello stesso tempo la loro insistenza nel ribadire di aver correttamente osservato le formalità stabilite dalla Legge mi sconcerta: possibile che proprio loro che lo fanno per lavoro non siano al corrente delle esatte procedure da seguire?? Oppure il mio caso non rientra tra quelli previsti per un qualsiasi motivo che io non sono riuscita, nella mia ignoranza in materia, ad individuare?:confused:
Mi potete confermare se sono o meno dalla parte della ragione? E se sì mi potete consigliare come procedere?
Grazie mille.