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Visualizza Versione Completa : Cassazione civile , sez. tributaria, sentenza 20.09.2013 n° 21564



Avv. G. Lore
06-11-2013, 18:14
Ogni atto tributario (sia che si tratti di accertamenti fiscali dell’Agenzia delle Entrate che di cartelle di pagamento o altri atti esattoriali) deve permettere al contribuente di comprendere chiaramente la natura e l’ammontare della pretesa. Diversamente l’atto è illegittimo e quindi è nullo.
A tali conclusioni è giunta la Suprema Corte, la quale in una recentissima sentenza ha chiarito che “… l’obbligo di motivazione dell’atto impositivo persegue il fine di porre il contribuente in condizione di conoscere la pretesa impositiva in misura tale da consentirgli sia di valutare l’opportunità di esperire l’impugnazione giudiziale, sia, in caso positivo, di contestare efficacemente l’an e il quantum debeatur. Detti elementi conoscitivi devono essere forniti all’interessato, non solo tempestivamente ma anche con quel grado di determinatezza ed intelligibilità che permetta al medesimo un esercizio non difficoltoso del diritto di difesa” (Corte di Cassazione, sentenza 20 settembre 2013, n. 21564).
I giudici, inoltre, in risposta all’Amministrazione finanziaria che sosteneva come l’atto fosse sufficientemente motivato tanto da consentire comunque una qualche difesa al contribuente, dichiarano che “Questa è una visione riduttiva del ruolo della motivazione, che pur leggendolo in funzione dell’esercizio del diritto di difesa, finisce per legittimare un possibile, ma inammissibile, giudizio ex post della sufficienza della motivazione argomentata dalla difesa comunque svolta in concreto dal contribuente piuttosto che un giudizio ex ante argomentata sulla rispondenza degli elementi enunciati nella motivazione a consentire ex se l’esercizio effettivo del diritto di difesa”.
In pratica, viene sancito che l’obbligo di motivazione deve porre il contribuente nelle condizioni di conoscere la pretesa impositiva, in modo da consentirgli di valutare attentamente l’impugnazione e quindi di contestare compiutamente la pretesa del fisco.
Alla luce di quanto illustrato, dunque, è evidente come la Corte di Cassazione abbia voluto ribadire l’importanza della motivazione all’interno dell’atto tributario riconoscendole l’essenzialità, così come tra l’altro sottolineato anche dallo Statuto dei Diritti del Contribuente (articolo 7 della legge 27 luglio 2000, n. 212).